Allenamento e dieta con l’IA? ecco perché non può sostituire un professionista. Limiti e rischi
Pietro Virga
6/11/20253 min read


Introduzione: il fascino dell’IA nel fitness
Negli ultimi mesi, sempre più persone si affidano all’intelligenza artificiale per costruire diete o schede di allenamento. Basta una domanda scritta bene e ChatGPT, o altri strumenti simili, restituiscono una risposta articolata, coerente, spesso credibile. Ma può davvero sostituire un professionista?
A prima vista, sembra tutto perfetto, ma c’è un problema di fondo: non basta una risposta scritta per strutturare un percorso di cambiamento fisico reale.
Allenarsi e mangiare con l’intelligenza artificiale: utile, ma non sostitutivo. Ecco perché.
Non è la tecnologia il problema. È come viene usata.
L’IA è uno strumento potente. E può essere anche utile, se usato con consapevolezza.
Il problema nasce quando diventa l’unica fonte a cui affidarsi per impostare una dieta o un programma di allenamento. Affidarsi completamente a un chatbot significa ignorare aspetti fondamentali del lavoro tecnico di un trainer o di un nutrizionista perché è proprio in quel momento che iniziano gli errori tecnici e le false sicurezze.
Ecco i punti critici:
1. Apparenza di precisione, ma assenza di controllo
ChatGPT può generare un piano settimanale con esercizi, set, ripetizioni, kcal, proteine, tempi di recupero.
Ma non ha un database clinico, non verifica fonti aggiornate e soprattutto può commettere errori anche gravi con estrema sicurezza.
Un esempio?
• Assegnare percentuali di carico sbilanciate
• Proporre volumi inadeguati a soggetti principianti
• Dare consigli alimentari privi di contesto patologico o clinico
• Confondere protocolli (es. usare logiche da powerlifting su obiettivi ipocalorici)
Tutto sembra credibile, ma nessuno ne verifica l’impatto reale su chi legge.
2. Nessuna supervisione sull’effetto reale
Una scheda o un piano alimentare non funzionano in astratto. Funzionano se:
• Vengono adattati all’evoluzione della persona
• Sono monitorati nel tempo
• Vengono modificati alla luce dei feedback (fisici e soggettivi)
L’allenamento (come l’alimentazione) va monitorato, adattato, corretto, spesso anche in base a segnali che l’IA non può rilevare (dolore, affaticamento, regressione tecnica, l’IA non ha feedback. Non vede se il soggetto recupera. Non sente se si è in overreaching. Non valuta l’aderenza alimentare, né lo stress neuroendocrino. Un personal trainer, invece, monitora e interviene.
3. Personalizzazione solo apparente
Puoi dire a ChatGPT che hai 38 anni, sei in sovrappeso e hai una protrusione lombare. Lui ti risponde. Ma non ti osserva, non ti valuta, non ti corregge. Quella non è personalizzazione, è una risposta condizionata da ciò che sei riuscito a scrivere. Spesso troppo poco.
Ma è tutto basato solo su ciò che hai scritto tu.
• Nessuna valutazione funzionale
• Nessuna anamnesi tecnica
• Nessuna osservazione del gesto motorio
Questo non è personalizzare, è riempire uno schema standard con delle variabili preimpostate. La personalizzazione vera nasce dall’analisi oggettiva del corpo, del contesto e delle risposte individuali.
4. Nessun adattamento in corso d’opera
L’IA non ti dice: “Stop, oggi hai un carico neuromuscolare troppo alto, scarichiamo.”
Non modifica la programmazione in base ai risultati della settimana. Non sa se stai migliorando o peggiorando, semplicemente non ti segue.
Un professionista:
• Legge i dati raccolti (forza, recupero, energia)
• Valuta la qualità esecutiva
• Riduce, aumenta, semplifica, modifica obiettivi intermedi
Un’IA, invece, riparte sempre da zero. Ogni richiesta è un prompt nuovo. Non ricorda cosa hai fatto ieri, non sa come hai risposto, non ha progressione. Non c’è coaching, c’è solo output.
L’illusione dell’autosufficienza
La facilità con cui si possono ottenere risposte da strumenti come ChatGPT può indurre molte persone a credere di poter fare tutto da sé.
Ma un programma non è un foglio con degli esercizi o delle calorie: è un percorso dinamico, costruito su misurazioni, reazioni, scelte tecniche e strategiche continue.
Un percorso di trasformazione — fisica, prestativa o estetica — richiede:
• Visione a lungo termine
• Gestione della complessità
• Correzione di rotta
• Prevenzione degli errori
• Sostenibilità psicologica
Tutte cose che nessuna intelligenza artificiale può garantire da sola.
Quando l’IA può essere utile (ma solo come supporto)
Detto questo, non demonizziamo lo strumento.
L’IA può essere un valido alleato, se:
• Viene utilizzata da un professionista per creare bozze da adattare
• Viene usata per stimolare la creatività (es. varianti di esercizi o menù)
• Serve come supporto informativo, ma non decisionale
L’IA è un acceleratore, non una guida autonoma.
Conclusione: lo strumento non è il problema, ma l’approccio
L’intelligenza artificiale è potente. Ma la sua forza sta nel supportare chi ha competenza, non nel sostituirlo.
Allenarsi o mangiare “su indicazione dell’IA” può sembrare comodo e moderno. Ma non è sicuro, non è realmente personalizzato, non è progressivo.
La differenza tra un algoritmo e un trainer qualificato? Allenarsi con criterio richiede analisi, esperienza, strategia, adattamento.
E tutto questo - almeno per ora - non si può automatizzare.
Fonti scientifiche principali
1 Ai4Business (2024). L’intelligenza artificiale spinge il fitness verso il paradigma holistic wellness
2 IDEA Health & Fitness (2023). Is AI safe for fitness professionals?
3 Training & Conditioning Magazine (2023). Why athletes shouldn’t rely on AI for nutrition plans